L’attività di Megacromia non è iniziata grazie ai Pink Floyd, ma sicuramente si è sviluppata e rafforzata grazie a loro o, per meglio dire, grazie alla dedizione di tantissime tribute band italiane che omaggiano il mito di questa leggendaria band inglese.

Nei primi anni del 2000, dopo i primi utilizzi del laser con la band tributo ufficiale ai Rockets “Universal Band”, il nostro interesse si spostò verso le Pink Floyd tribute, che sognavano di poter avere questo effetto speciale così caratteristico ai loro concerti, ad un prezzo abbordabile.

I laser infatti, sono un elemento imprescindibile ai concerti dei Pink Floyd, almeno quanto il cerchio con le proiezioni video o il dirigibile a forma di maiale.

La band inglese introdusse questo effetto luce appena la tecnologia lo permise ed i Pink Floyd diventarono veri pionieri dell’utilizzo dei laser, tanto che oggi è impossibile non associare al nome Pink Floyd gli effetti laser.

Le atmosfere psichedeliche, oniriche ed innovative si sposavano perfettamente con la magia della luce laser, che più di ogni altro effetto luminoso riesce ad evocare elementi di fantascienza e viaggi spaziali, grazie a grandi classici come il “liquid sky” che sembra materializzare nell’aria un foglio di luce iridescente.

I Pink Floyd utilizzarono laser multicolor (quindi, all’epoca, dei laser a gas misto Argon/Krypton, con filtri dicroici) con i classici effetti ottenibili a quei tempi ma principlamente con raggi fissi sparati verso il cielo, spesso con l’utilizzo di specchi che creavano spettacolari “ragnatele” di raggi laser.

Seguì poi l’ancora oggi inarrivabile (sotto molti aspetti) tour “Pulse”, dove fecero la comparsa addirittura due laser di palese provienienza scientifica, che mai più vennero utilizzati al fine di intrattenimento, da 35 Watt (potenza spropositata ancora oggi, ma specialmente per gli anni ‘90) ai vapori di rame, in grado di generare solo 2 colori, giallo e verde. Anche il generoso diametro del raggio, oltre il pollice, non trovava somiglianza con i classici tubi laser utilizzati ai concerti.

Questi due mostrosi apparecchi erano piazzati frontalmente ai lati del palco ma i raggi potevano essere deviati all’indietro, per mezzo di specchi, verso il cerchio e la volta che copriva posteriormente il palco.

Ai giorni nostri, con il progetto Pink Floyd ormai concluso e frammentato, che vede Roger Waters da una parte e David Gilmour dall’altra, i raggi laser continuano a riempire i palchi di entrambi con effetti sempre più grandiosi e mozzafiato.

Grazie alle tecnologie moderne, che rendono i proiettori laser sempre più performanti, piccoli e convenienti, il setup laser di questi artisti è passato da 2 o 3 proiettori a 10, 15 proiettori laser di potenza elevata.
In particolare Roger Waters, durante i suoi spettacolari concerti nel corso degli anni, ha trovato modalità sempre nuove per riproporre l’icona caratteristica dei Pink Floyd, il prisma che trasforma la luce bianca nei colori dell’arcobaleno, ricreandola sopra le teste del pubblico per mezzo di raggi laser.